Pur essendo due qualifiche ben distinte, nel nostro paese, spesso, ma non sempre, le due figure coincidono nelle competenze di un solo professionista, che può svolgere entrambe le mansioni.
Conosciamo meglio le due arti ausiliarie delle professioni sanitarie, che insieme all’Oculista e Ortottista creano l’équipe dei massimi esperti dell’occhio!
Per capirci meglio è fondamentale fare questa premessa: molti ottici sono anche optometristi, mentre, tutti gli optometristi sono ottici abilitati; perché è la qualifica di ottico a permettere a questa seconda categoria professionale di poter esercitare, qui in Italia, in un negozio di ottica, e non viceversa.
Chi è l’Ottico?
L’ottico è un professionista autonomo, regolamentato e controllato dal ministero della Salute. Per etica professionale è obbligato a rispettare tutte le normative vigenti sulla privacy delle informazioni sanitarie dei clienti che ad esso si rivolgono. È il responsabile della vendita e fornitura di dispositivi di classe I – II ed è abilitato al controllo o misurazione della vista.
Cosa può fare di preciso l’ottico?
L’ottico è l’artigiano, il tecnico professionista degli occhiali, che si dedica alla lavorazione delle lenti e delle montature; per riuscire a garantire il supporto visivo adatto a ciascuno di noi individua l’ausilio ottico qualitativamente indicato alla correzione di ogni specifico problema di vista.
La sua attività è ben disciplinata dalla direttiva sulla produzione dei dispositivi medici, che lo abilita esplicitamente alla misurazione della vista, alla realizzazione e vendita di occhiali e lenti a contatto, soltanto però su prescrizione medica.
Possiamo dire che è lo specialista, e l’unico, in grado di realizzare gli occhiali. Perché esperto nella lavorazione (levigazione) delle lenti, sa cosa suggerire nella scelta della montatura, ed ha le competenze tecniche e certificate per la personalizzazione del telaio.
È colui che lo adatta al viso della singola persona; ogni viso ha i propri tratti somatico-distintivi, ragion per cui è fondamentale che gli occhiali poggino bene sul volto per garantire una visione impeccabile.
Non è abilitato a diagnosticare malattie, ben che meno alla prescrizione di farmaci.
Come si diventa ottico?
Per diventare ottico, prima di tutto, si deve essere in possesso del diploma di maturità, poi è necessario seguire un percorso formativo-professionalizzante, e certificato, della durata di due anni.
Dopo il quale per poter esercitare la professione è obbligatorio superare l’esame di abilitazione, regolamentato dall’Ordinanza Ministeriale n. 457 15/06/2016. Infine, serve fare del praticantato, per il perfezionamento delle singole capacità, presso un negozio di ottica.
Ricapitoliamo: nel nostro paese le due figure coincidono nelle competenze di un solo professionista… l’Optometrista →tutti gli optometristi sono ottici abilitati; perché è la qualifica di ottico a permettere a questa seconda categoria professionale di poter esercitare!
Chi è l’Optometrista?
È un ottico con maggiori competenze, perché specializzato nella valutazione delle capacità oculari o acuità visiva (visus), la capacità dell’occhio di vedere distintamente gli oggetti. Una figura professionale, molto recente (diffusasi tra 1800 e il 1900, e presente nell’italiano parlato soltanto dal 1980), che approfondisce e amplia competenze e responsabilità del semplice tecnico (l’ottico), perché può diagnosticare e trattare specifiche condizioni e anomalie oculari.
Ovvero è l’unico abilitato all’esercizio dell’Optometria.
Che cos’è l’Optometria?
È quell’attività relativa alla misura dell’acutezza visiva o la scelta delle lenti necessarie per correggerne i difetti; o in senso più specifico, è quella disciplina riconosciuta a livello scientifico, ma non medico, che analizza il processo visivo per mantenerne o rafforzarne l’efficienza in rapporto alle necessità dell’ambiente.
Ritornando al paragrafo precedente, l’Optometrista ha una parte di formazione e competenze in comune con l’ottico (in relazione a occhiali e lenti), ma ha molto di suo: afferisce alle attività paramediche indipendenti (cod. ATECO 86.90.29, servizi di assistenza sanitaria) grazie a una formazione di settore più approfondita (specifica qualifica o laurea) che lo rende più competente nell’esecuzione dell’esame visivo, in aggiunta a competenze che possono essere svolte soltanto da suo ruolo (il visual training o la correzione prismatica). Ha gli stessi vincoli dell’ottico: non può formulare diagnosi medica delle malattie oculari, né prescrivere terapie farmacologiche o chirurgiche, di sola competenza del medico oftalmologo.
Come si diventa Optometrista?
Come dicevamo è una professione molto recente, conseguibile ottenendo sia la “Laurea in Ottica e Optometria” (un corso di studi presente di solito nella facoltà di fisica, anche per questo motivo non è un professionista sanitario, ma parasanitario), sia frequentando un corso di studi regionale autorizzato (con esame di abilitazione finale per l’ottenimento del diploma); entrambi i percorsi di studio professionalizzanti, alla loro conclusione, rendono in grado, e autorizzano, l’Optometrista a esaminare, diagnosticare e trattare condizioni oculari specifiche e anomalie oculari.
Insomma a tutti gli effetti un professionista abilitato ed esperto di esami refrattivi (tutto ciò che consiste nel misurare e compensare i difetti visivi).
Che differenza c’è tra Oculista e Optometrista?
Stando a quanto dichiarato dal Consiglio di Stato (organo ausiliario di Governo e giurisdizionale, con rilievo costituzionale) nel 2004 “l’operato dell’Optometrista appare diverso da quello proprio del Medico Oculista e vi è assoluta diversità di compiti rispetto all’Ortottista-Assistente di Oftalmologia”; inoltre una ben esplicita giurisprudenza ne sottolinea gli ambiti e capacità operative: gli esami e le attività degli Ottici Optometristi non sono equiparabili, né sostitutivi, a quelli del medico, ma sono chiaramente parallele, perciò dette ausiliarie.
Medico (oculista) e tecnico paramedico (ottico optometrista) collaborano nell’interesse del benessere visivo delle persone, esercitando entrambi, in modo complementare e collaborativo, l’uno con l’altro, la propria professione: prescrive e valuta lo stato di salute o presenza di patologie oculari il primo; produce e fornisce ausili ottici, quali occhiali e lenti a contatto su misura, il secondo.
Cosa fa l’Ottico Optometrista?
Va più a fondo del semplice tecnico, perché il ruolo e l’operato dell’Optometrista sfociano in competenze maggiori di quelle di un ottico, avendo come fine ultimo quello di quantificare i difetti visivi usando strumenti ottico-fisici e migliorare la funzione visiva delle persone. Perché è in grado di individuare e riconoscere difetti visivi (come miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia), per i quali prescrive e fornisce la soluzione ottica (occhiali, lenti a contatto e sistemi ingrandenti) o funzionale (educazione visiva, allenamento visivo e Visual Training) ideale a ogni singolo individuo.
È addestrato a riconoscere, ma non a diagnosticare e curare, patologie o problematiche, come per esempio quelle legate all’insorgere dell’età come la cataratta, o qualsiasi altra condizione che possa compromettere la salute degli occhi; in questo caso sarà sua premura indirizzare la persona alla figura medica competente in materia (l’oculista), con cui ha una stretta collaborazione.
Può svolgere l’esame della vista, in quanto non è di per sé atto medico, ma lo diventa “per cognizione di causa”, quando è eseguito da un medico secondo uno scopo clinico-terapeutico.
Dopotutto la definizione di atto medico è in continuo aggiornamento, sottolineando il comma 566 della legge 190/2014, che agisce da spartiacque a suddivisione delle reciproche competenze e responsabilità: “gli atti complessi e specialistici di prevenzione, diagnosi, cura e terapia”.
Quindi stando alla normativa e alla giurisprudenza in vigore l’esame per le disfunzioni visive può essere svolto anche da ottici e optometristi, eccezione fatta per diagnosi e cura delle malattie oculari, di sola competenza medica.
Che cos’è e come si svolge l’esame optometrico?
L’esame optometrico serve a quantificare i difetti visivi usando strumenti ottico-fisici e migliorare la funzione visiva. L’esame optometrico o analitico non si limita, a capire se la persona sottoposta, vede bene (i famosi 10 decimi) o meno, serve, anche, a valutare le abilità visive necessarie a una buona visione.
Per intenderci, una buona visione è quella dotata di un’adeguata e prestante visione periferica, con corretti movimenti oculari, un’adeguata fusione binoculare, accomodazione esente da problemi, l’indagine della coesistenza o meno di problematiche.
Inoltre, l’optometrista, ha tutte le carte in regola per valutare, durante lo screening, l’efficienza del sistema visivo, rilevare difetti, problemi oculari a carico di uno o entrambi gli occhi, l’adozione di un nuovo occhiale, lo scompenso visivo (o qualità della vista) tra occhio destro e occhio sinistro, tutte problematiche che possono incidere negativamente sulla qualità posturale (e non) dell’individuo.
Per la risoluzione ottimale del disagio del paziente l’Optometrista, quindi, può captare l’insorgere di complicazioni, all’assetto posturale, e non solo. Collabora con altri specialisti, quali: ortottista, oculista, fisioterapista, logopedista, dentista, osteopata, perché è una figura complementare e interdisciplinare che collabora con altri professionisti per il benessere di tutti noi.
L’esame optometrico non è un atto medico, né costituisce un esame ortottico o oculistico, a quali specialisti competenti si rimanda per una valutazione medico-sanitaria dello stato di salute degli occhi.
La visita optometrica o controllo optometrico ha, quindi, come obiettivo primario, ma non è il solo, la misurazione e valutazione della vista e il suo miglioramento tramite dispositivi ottici o tecniche di correzione. Gli specialisti di questa disciplina hanno padronanza di concetti di ottica, fisiologia e percezione, anche questo motivo si chiamano optometristi.
Quando andare dall’Optometrista?
I disturbi o fastidi della vista, dolori cervicali, mal di schiena, dolori muscolari e articolari, senso di instabilità, problematiche relative alla bocca quindi, sono i principali segnali che fanno capire l’insorgere della necessità di un esame optometrico visivo-posturale.
Non perdiamoci di vista, vi aspettiamo in Via Emilia, 171/A, a San Lazzaro di Savena Bologna!