L’ortottista e assistente in oftalmologia

L’ortottista e assistente in oftalmologia

L’ortottista e assistente in oftalmologia 652 653 Ottica Osiride



Scopriamo insieme una delle professioni sanitarie forse meno conosciuta rispetto alle altre: l’ortottista assistente in oftalmologia ovvero il fisioterapista degli occhi.

L’ortottista chi è?

Il DL 14 settembre 1994, n. 743, regolamenta e individua la figura e il profilo professionale:

l’ Ortottista Assistente in Oftalmologia è un operatore  sanitario cui competono le attribuzioni previste dal D.M. del Ministero della sanità 14

settembre 1994, n. 743 e successive modificazioni ed integrazioni; ovvero trattano, su prescrizione

del medico, i disturbi motori e sensoriali della visione ed effettuano le tecniche di semeiologia

strumentale-oftalmologica. Il laureato in ortottica e assistenza oftalmologica è responsabile

dell’organizzazione, della pianificazione e della qualità degli atti professionali svolti nell’ambito

delle sue mansioni; svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private,

in regime di dipendenza o libero-professionale.

Mentre, con il Decreto del Ministero della Salute 13 marzo 2018, messo in pratica con l’approvazione della Legge n.3 dell’11 gennaio 2018 (nota ai più come legge Lorenzin), anche la figura o professione dell’ortottista è entrata a far parte dei 17 nuovi albi delle professioni tecniche della riabilitazione e della prevenzione. Istituiti con valenza attuativa e ai quali è obbligatoria l’iscrizione, per ambito di appartenenza, per l’esercizio della relativa professione sanitaria.

Il nome di questo cospicuo ente professionale è “Ordine dei tecnici sanitari di radiologia
medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (Federazione nazionale Ordini TSRM-PSP), tra cui rientra, per obbligo legislativo, anche quella dell’ortottista. 
È una figura meno nota, dicevamo, perché è una professione pressoché recente, nata nel 1954 e diffusasi in Italia tempo dopo. Motivo legato anche alla formazione di base, infatti il corso di laurea è a numero chiuso, e si accede con un diploma di istruzione secondaria superiore.

Frequentabile soltanto dopo il superamento della selezione (comune ai corsi di laurea di 22 professioni sanitarie), che accetta un numero limitato di iscritti, dipeso dal fabbisogno annuale, regolato dalle disposizioni e disponibilità del Ministero della salute, MIUR, Regioni, Associazioni di ospedali e gli Ordini professionali.

L’ortottista cosa fa?

Si occupa della prevenzione, valutazione e riabilitazione visiva dei disturbi che impediscono una visione binoculare (visione stereoscopica o stereopsi, la cui condizione di normalità nell’essere umano è data da un’ottima vista da entrambi gli occhi, e contemporaneamente). Valuta e riabilita le persone, di qualsiasi età, soggette a strabismo e ambliopia (occhio pigro).

Può eseguire esami di oculistica quali: campo visivo, elettrofunzionali (ERG, PEV, EOG, ecc.), test per valutare la sensibilità al contrasto e la percezione dei colori, rifrazione, angiografia retinica, biometria, topografia corneale, adattometria, aberrometria, contattologia, screening della vista di neonati, bambini e della fascia di popolazione anziana.

Partecipa attivamente alla riabilitazione, alla biometria, alle procedure di elettrodiagnostica, alla fotografia del fondo oculare, all’angiografia con fluoresceina, alle anamnesi gestite dal medico specialista per la gestione del glaucoma (inclusa la tonometria e l’analisi visiva archiviata) e altre procedure associate.

Nelle sue competenze rientrano anche la prevenzione, valutazione e riabilitazione delle disabilità visive (ipovisione) e altri difetti della vista, come miopia, astigmatismo, ipermetropia, patologie oculari e patologie sistemiche, come diabete, ipertensione, artrite reumatoide, o traumatiche, che possono incidere su alterazioni oculari e qualità della vista. Può prendere parte, sempre in relazione alle sue competenze, alla riabilitazione di portatori di handicap fisici e psichici, o lavorare a stretto contatto con i pediatri nella valutazione e cura del bambino disabile.

Quindi, l’ortottista indaga, valuta e tratta i disturbi della motilità oculare, della visione monoculare o binoculare e i disturbi associati. Non solo: ad esso è richiesta anche la conoscenza dell’intera gamma di disturbi oftalmici e neurologici associati al campo visivo, perché svolge mansioni delicate, affiancando, molto più di quanto si creda, più di una tipologia di medico specializzato, o équipe ospedaliera, oltre all’oculista.

È prassi vederlo coinvolto in collaborazioni curativo-diagnostiche in compresenza di figure la cui cooperazione è poco popolare tra i non addetti ai lavori ma piuttosto frequenti nell’ambito clinico, infatti lo troviamo in team sanitari al fianco di neurologi, neurochirurghi, medici o chirurghi maxillo facciali. Oppure, le sue competenze, sono molto richieste, nell’assistenza di complesse diagnosi relative ai disturbi del movimento oculare e della perdita del campo visivo, o per migliorare la vita di pazienti che soffrono di doppia visione

L’ortottista assistente in oftalmologia, un professionista sanitario della riabilitazione

Appartenente alla classe 2 delle lauree sanitarie della facoltà di Medicina e Chirurgia, la sua figura è fondamentale e necessaria per la valutazione, riabilitazione e prevenzione di disturbi, patologie e traumi che possono peggiorare la vista e incidere negativamente sulla salute del sistema oculare dell’essere umano.

È una professione, regolamentata e riconosciuta, nell’albo professionale ((Federazione nazionale Ordini TSRM-PSP), nell’associazione di categoria italiana (AIOrAO) e estere (O.C.E, I.O.A.), con tanto di codice etico.

Qual’è la differenza tra oculistica e oftalmologia?

Tra i termini “oculistica” e “oftalmologia” non c’è nessuna differenza, in verità l’uno è sinonimo dell’altro. Perché derivano entrambi dal greco ὀφθαλμός, che vuol dire “occhio”.

Infatti, l’oftalmologia, detta anche oculistica, è la branca della medicina che si occupa della prevenzione, della diagnosi, della riabilitazione e terapia, sia medica sia chirurgica, delle malattie dell’apparato visivo, della correzione dei vizi refrattivi (di rifrazione o ametropia) e delle patologie visive correlate. È una delle discipline medico-chirurgiche più antiche, praticata già in epoca classica, praticata soltanto dal medico specializzato in tale disciplina: l’oftalmologo, meglio noto come oculista.

Che cosa fa l’oftalmologo o oculista?

L’oculista, di preciso, è quel medico, specializzato in oftalmologia, abilitato alla diagnosi e al trattamento delle malattie dell’occhio. È l’unico a poter eseguire, perché competente, interventi chirurgici sul bulbo oculare e zone a esso connesse, interventi di chirurgia refrattiva mirati all’eliminazione della correzione ottica, e correggere i difetti visivi.
L’oculista collabora con medici specialisti (internisti, cardiologi, pediatri, neurologi per il trattamento delle malattie sistemiche come il diabete e l’ipertensione), avvalendosi spesso dell’ortottista assistente in oftalmologia.

Che differenza c’è tra visita oculistica e visita ortottica?

Visita oculistica, cos’è e come si svolge

La visita oculistica è una prestazione sanitaria svolta da un medico oculista che ha come obiettivo la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dei disturbi dell’apparato visivo.


Nel corso della visita l’oculista può utilizzare dei farmaci prima di procedere all’esame dell’occhio al microscopio, esame detto in cicloplegia, perchè il medico dopo aver somministrato il farmaco, in gocce sarà più facilitato a compiere l’indagine medica, poiché sfrutta la paralisi totale dei muscoli dell’occhio (che si presenta immobile, in posizione mediana, con pupille dilatate che non reagiscono agli stimoli). Ciò lo può fare soltanto il medico specializzato in oftalmologia, e serve a identificare la presenza o meno di patologie oculari, difetti di refrazione (miopia, ipermetropia, astigmatismo) e per misurarne la vista.

Nel caso in cui il medico individuasse patologie o disturbi visivi, sarà l’unico a poter prescrivere terapie e, se necessarie, le lenti adeguate alla soluzione del problema visivo.

Visita ortottica, cos’è e come si svolge

La visita ortottica consiste in una serie di esami che permettono al riabilitatore specialista competente di diagnosticare o escludere la presenza di irregolarità a carico dell’apparato neuromuscolare dell’occhio e le alterazioni derivanti, come visione doppia (diplopia), strabismo e occhio pigro (ambliopia). La visita è eseguita dall’ortottista, un riabilitatore  sanitario, esperto in visione e disturbi della vista. L’ortottista  o A.i.O. collabora con gli oculisti occupandosi dei vari esami diagnostici strumentali.

L’ortottista o A.i.O. procederà a un’anamnesi dell’apparato visivo, con la misurazione delle ampiezze fusionali, dell’acuità visiva, dell’accomodazione, della convergenza e del senso della tridimensionalità. Elaborerà una diagnosi dei disturbi oculomotori, calcolerà la misura dell’angolo di strabismo e la valutazione dei rapporti binoculari.

Inoltre, durante la visita, l’ortottista sottoporrà il paziente a una serie di test di osservazione. Le tecniche utilizzate sono numerose, tra queste le più utilizzate sono: il sinottoforo, il cover test, il test di Worth, il test di Hirschberg, il test per la stereopsi e lo schermo di Hess-Lancaster.

Va precisato che l’ortottista è  in grado di individuare alcuni difetti e patologie dell’occhio, ma la diagnosi e le indicazioni terapeutiche spettano sempre al medico oculista.

Visita ortottica, quando farla e quanto dura?

La visita ortottica è consigliata in primo luogo ai bambini, soprattutto se in famiglia ci sono genitori o parenti vicini con problemi visivi, a maggior ragione alla comparsa di sintomi e comportamenti sospetti, come la convergenza e divergenza dell’occhio, la lacrimazione frequente, l’occhio chiuso, difficoltà a vedere da lontano, sensibilità alla luce, ritardo motorio, atteggiamenti posturali scorretti e frequente mal di testa.


È importante sottoporre il bambino a controlli periodici, consigliati a partire dalla nascita fino all’ottavo anno di vita. Perché una diagnosi tempestiva migliora decisamente le possibilità di cura e di guarigione del piccolo.

All’adulto, invece, è consigliato un consulto ortottico in presenza di tali fastidi: cefalea, visione doppia, affaticamento della vista da vicino, difficoltà nella messa a fuoco, disagi durante lo studio, la lettura e l’uso del computer.
In media la visita ortottica dura 15-20 minuti e spesso avviene in collaborazione con il medico oculista.


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Filmato realizzato dalla Commissione di albo nazionale degli Ortottisti – assistente di oftalmologia.

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